ADOZIONE DEL CUORE, URGENTE:
ARES, PASTORE TEDESCO PURISSIMO ABBANDONATO IN CANILE A 11 ANNI PERCHE’ AFFETTO DA MIELOPATIA DEGENERATIVA.
HA POCHI MESI DI VITA.
Le foto sono state scattate 2 mesi fa, adesso Ares non riesce più a camminare, fa solo pochi passi, poi cade o si siede.
Quando la paralisi diverrà completa, pochissimi mesi, verrà addormentato in una cella del canile. Non quella che vedete in foto, lì è stato portato solo 1 volta per sgambare appena arrivato, 2 mesi fa, per capire che cosa avesse.
Ares era un cane di proprietà, vissuto in famiglia fino ai 10 anni e poi abbandonato perché anziano e malato. Quando è arrivato era così magro che lui, un pastore tedesco, pesava 15 kg, si poteva prendere in braccio… Adesso ne pesa solo 20.
Ha occhi di una tristezza che bucano il cuore Ares.
Lui è cosciente, la mielopatia degenerativa paralizza solo gli arti. Non lasciamolo vedersi sopprimere in una cella del canile.
Basterà un piccolissimo giardinetto, per accompagnarlo nei mesi che gli rimangono. Perché non muoia disperato.
MASSIMA DIFFUSIONE- 29/05/2014- LATINA
Ares è un pastore tedesco purissimo di 10-11 anni, arrivato in canile da 2-3 mesi.
E’ arrivato in canile così magro e debilitato che era uno scheletro, dovrebbe pesare 35 kg, ma al suo arrivo ne pesava 15, le volontarie lo prendevano in braccio.
E’ un cane di proprietà, abbandonato perché anziano e malato, Ares ha una mielopatia degenerativa.
La sua magrezza è un po’ diminuita, ma anche adesso Ares pesa solo 20 kg, non 30 come dovrebbe essere, resta sempre molto magro.
Per la mielopatia degenerativa Ares è destinato alla paralisi degli arti nel giro di pochissimi mesi. Già in 2 mesi è molto peggiorato. Appena arrivato lo abbiamo portato nel fazzoletto che vedete in foto, per vedere se camminava, e lui pochi passi li faceva, sapeva andare al guinzaglio.
Ma Ares non vive qui, vive in un box di cemento di 2 metri per 3, che condivide con altri cani, dove non può nemmeno muoversi, da cui i cani non escono mai, dalle cui grate non si vede neanche un fazzoletto di verde.
Qui, per l’immobilità, per la progressione della malattia, gli arti di Ares sono crollati e adesso non riesce più ad andare al guinzaglio perché non riesce più a camminare.
Le foto che vedete sono di 2 mesi fa. Adesso Ares non ce la fa più a stare in piedi sulle zampe posteriori, si alza e cade. E allora si mette seduto e resta immobile.
Ares è un cane in fase terminale, gli rimangono pochi mesi. E quando la paralisi agli arti sarà completa, in canile verrà soppresso, in una piccola cella di cemento, da solo, il luogo in cui i padroni a cui ha dedicato tutta la sua vita e il suo amore lo hanno condannato.
Ma Ares è cosciente, la mielopatia degenerativa paralizza solo gli arti, e ci guarda con occhi di una tristezza che bucano l’anima.
E’ un cane buonissimo, sterilizzato, va d’accordo con le femmine e anche con i maschi, dai volontari si fa coccolare, quando è arrivato si lasciava prendere in braccio. Si vede che è abituato al contatto con gli altri

cani, con gli uomini, e che ne avrebbe bisogno.
E’ scioccato dal canile. Ha vissuto tutta una vita in casa e l’hanno abbandonato in canile proprio nel momento in cui ha più bisogno della sua famiglia, perché sta molto male, è agli sgoccioli. Come si può fare questo ad un cane? Come si può farlo ad un pastore tedesco purissimo che ci ha amato, accompagnato e protetto per tutta la sua vita?
Non solo l’hanno abbandonato in canile, ma in questo canile, posto sotto sequestro per inidoneità nella detenzione dei cani. Tre cani, quattro cani che vivono in box di 2 metri per 3 di cemento, senza mai uscire. Qui vive Ares, senza più muoversi, senza vedere più nulla. E se noi non lo salviamo qui lo sopprimeranno a breve, perché la sua malattia ha un decorso veloce.
Ares è cosciente, ma è alla fine.
Diamogli un supporto emotivo, un po’ di amore. Non condanniamolo paralizzato a vedersi sopprimere in una cella del canile.
Non ha senso parlare di stallo perché Ares ha ancora pochi mesi di vita. Basterà un fazzoletto di verde, un giardino minuscolo dove lui possa muoversi quel poco, ma profumare il verde, respirare l’aria, mangiare buone pappe, sentirsi ancora amato.
Così non morirà con la disperazione nel cuore.
Lo porteremo dappertutto con una staffetta.