KENYA, ROTTWEILER PURO DI 11/12 ANNI, DA DIECI ANNI VIVE IN UN BOX DI CEMENTO DI 2 METRI PER 3, DA SOLO, AL CANILE DI NOHA.
Lo vedete nella foto. Kenya vive dentro lì da 10 interminabili anni.
Ha incominciato ad avere un tremore alle zampe posteriori, data dall’immobilità forzata di questi 10 anni, e dal fatto che il box è sempre bagnato e le sue zampe stanno sempre sul bagnato.
Le volontarie non possono più neppure accedere a quella zona, non lo vedono più. Ma sanno che Kenya è ancora vivo.
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Il box che vedete nella foto, vecchio, umidissimo, le pareti scrostate e chiazzate, è la cella di solo cemento e piastrelle in cui Kenya vive da 10 anni. E’ un rottweiler puro, magnifico, entrato in canile già adulto. E l’orrore si è chiuso su di lui.
Per 9 anni Kenya è vissuto di niente. Per 9 anni è vissuto dentro questa cella, completamente solo, senza MAI uscire. Poi, una volontaria è riuscita ad arrivare a questi infelici, e per poche volte è riuscita a farlo uscire da questa cella. Ma è stata scacciata dal canile e da allora il buio e il silenzio solo ripiombati su questi cani.
Kenya non esce più dal suo box, da quasi 1 anno. Vive dentro questa cella minuscola di due metri per tre completamente solo, da 10 anni. Le volontarie non possono più neanche accedere a quella zona, non lo vedono più. Ma sanno dagli operatori del canile che Kenya è ancora vivo.
E’ vita questa? Si può chiamare vita? Lo chiediamo a voi, perché noi non abbiamo più parole. Lo chiediamo allo spazio, all’etere, a chiunque legge questo appello, è vita?
Kenya ormai ha un forte tremore alle zampe posteriori, data dall’immobilità forzata di dieci anni a cui è sottoposto. Cammina, gli unici due passi che può fare. Sta ancora in piedi, ma tende spesso a sedersi, le zampe dietro incominciano a non reggerlo più.
I box vengono lavati ogni giorno con la canna dell’acqua , che non viene poi tirata via, neanche d’inverno. D’estate asciuga subito, ma solo d’estate. D’inverno ghiaccia, e nelle altre stagioni resta il bagnato. Kenya ha sempre le zampe sul ghiaccio o sul bagnato, perché non c’è un posto asciutto dove possa stare, il box è quello, e il suo corpo non può passare attraverso quelle sbarre di ferro che da dieci anni lo separano dal mondo, da qualsiasi cosa si possa chiamare vita.
Forse il suo cuore le ha superate quelle sbarre, di notte, mentre sognava di svegliarsi in un posto diverso, profumato, asciutto, dove lui poteva muoversi, camminare su un prato verde, insieme ad altri suoi amici. Forse sognava che qualcuno lo accarezzava e gli diceva Kenya, è finita, sei uscito, adesso sei qui con noi e non ti lasceremo più andare. Ma al risveglio ritrovava solo la sua cella, uguale alla sera prima.
Kenya ha avuto pochissimi contatti umani, ma la volontaria che per poche volte è riuscita a farlo uscire ci ha parlato di un cane buono, bravo con le persone, remissivo, che si lasciava accarezzare. Per farlo rientrare lo guidava con la voce, e lui la seguiva, come un bambino.
Non sa niente della propria forza. E’ timido, ha uno sguardo triste e disperato. Forse non sa neppure di esistere. Non ha valore, non sa di averne. Ci implora solo con gli occhi di aiutarlo, da dieci anni. Sarebbe grato di qualsiasi cosa, come chi è stato deprivato e deve implorare solo per l’aria, solo per camminare.
Kenya ha bisogno urgentemente di camminare, lì le sue zampe non possono che peggiorare, in quelle condizioni si fermeranno per sempre. Basterà poco, basterà vivere in un posto asciutto, potersi muovere. E’ l’immobilità dei canili che porta alla paralisi le zampe posteriori. Abbiamo visto pastori tedeschi quasi paralizzati da dieci anni di canile, che dopo solo 2 mesi in una casa riprendevano a camminare e a correre.
Kenya può ancora essere salvato, nel corpo e nell’anima. E chi conosce i molossi, e li ama, e sa della loro grande dolcezza e bontà, non potrà rimanere indifferente a questa vita. A questo muso tenero e disperato.
Kenya ormai è arrivato alla fine. Ha 11/12 anni, è un rott puro, pensiamo che davvero gli resterà da vivere pochissimo. Vi preghiamo fate che accada in una casa. Ridiamogli una dignità, un senso, prima della fine.
Non lasciamolo morire qui.
Per salvarlo accettiamo anche stalli e lo faremo salire dappertutto con una staffetta.